Castelvolturno, 13 giugno 2011 – È stata presa prima a bastonate e poi trasportata a spalla fino ai Regi lagni, lì dove è stata ritrovata già morta. Sarà l’autopsia disposta sul corpo della piccola Mary ha stabilire con certezza la causa della sua morte: se le percosse o l’asfissia da annegamento. Ma a Castelvolturno il dolore e la rabbia restano l’unica certezza. Perché nessuno sabato fermò il suo carnefice, Osuf, ghanese con evidenti problemi psichici. L’uomo, uno dei tantissimi clandestini – sembra che superino le 15 mila unità gli immigrati, in prevalenza di origine africana, che vivono nella zona di Castel Volturno – è stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Per lui l’accusa è di omicidio volontario aggravato. Ma nel percorso dal villino numero 5, dove la piccola sarebbe stata prelevata con la forza dal suo aggressore, fino al canale dove è stato poi lanciato il suo corpicino, nessuno sembra aver visto niente. Appena 300 metri di strada, percorsi dall’uomo completamente indisturbato. Un corpo in spalla sanguinante trasportato con naturalezza senza che nessuno lo fermasse o desse l’allarme. Ed è per questo che subito dopo il ritrovamento del cadavere la folla di extracomunitari di Castelvolturno ha lanciato il proprio grido di dolore. Contro un degrado che ormai da decenni attanaglia tutto l’hinterland casertano, e soprattutto l’omertà di italiani e ghanesi nel lasciare la piccola Mary alla mercé del suo orco. Un sabato di dolore per una comunità che oggi chiede, come al tempo della strage firmata dal superboss Setola, più protezione e soprattutto più solidarietà.
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